martedì 15 aprile 2014

«La madre»: la drammatica impossibilità di eludere il senso di colpa

(articolo apparso su Prima Pagina del 12 aprile 2014)

Pubblicato nel 1919, La madre di Grazia Deledda è un romanzo – come ha scritto Andrea Cannas nella prefazione all'edizione del 2005 per i tipi di Ilisso – costruito come «una rappresentazione del teatro antico, dove avvenimenti cruciali non vengono mostrati al pubblico, il quale tuttavia ne percepisce come un rumore di fondo». Il libro – un drammatico resoconto dell'angoscia di una madre in pena per il figlio – incuriosì il celebre scrittore britannico David Herbert Lawrence, che ne scrisse una significativa prefazione per l'edizione in lingua inglese apparsa nel 1928, un anno dopo l'assegnazione del Nobel all'autrice sarda.
L'incipit del romanzo proietta il lettore direttamente nel cuore della vicenda narrata (è un classico esempio di apertura in medias res): «Anche quella notte, dunque, Paulo si disponeva ad uscire». Il soggetto in questione è il figlio di Maria Maddalena (la madre che dà il titolo al romanzo),  giovane parroco del piccolo paese di Aar. Uscendo furtivo quando tutti ormai dormono, egli sta andando a trovare la sua amante. Maria Maddalena ne è certa, anche se non ha prove inconfutabili. Una madre sa intuire cosa passa per la mente del figlio, e alcuni indizi equivalgono a una confessione: da giorni, infatti, Paulo cura con ossessione il suo aspetto esteriore, indugiando a lungo davanti allo specchio prima di uscire, sempre a tarda ora.
Una notte Maria Maddalena decide di seguirlo. «Fino a quel momento – scrive la Deledda – ella s'era illusa nella speranza di vederlo scendere al paesetto per visitare qualche malato: eccolo invece che correva come trasportato dal diavolo verso la casa antica sotto il ciglione. E nella casa antica sotto il ciglione non c'era che una donna sana, giovine e sola...».
Fatta l'amara scoperta, alla povera madre non resta che riprendere la via di casa. Mentre attende che Paulo rientri, è attanagliata da mille pensieri. Dovrà prevenire uno scandalo, trarre in salvo il figlio – che pure era sempre stato un uomo di fede – e impedire che ceda nuovamente alle tentazioni del demonio. Sola, entro i muri di una stanza divenuta soffocante, ripercorre col pensiero le tappe significative della sua vita, scavando nel passato alla disperata ricerca di una spiegazione per la debolezza del figlio. E, quando questi finalmente fa ritorno, trova dentro di sé la forza per affrontarlo. Paulo dapprima nega, afferma di essere andato a trovare una malata; ma poi, messo alle strette, capitola: «Madre, vi giuro che non tornerò più in quella casa».
L'indomani il giovane sacerdote appare determinato: la notte sembra averlo reso consapevole delle possibili devastanti conseguenze del suo peccato. Affida pertanto alla madre una lettera da consegnare all'amante (il cui nome è Agnese), nella quale afferma di dover troncare una relazione incompatibile con i suoi doveri di parroco. La vita, nel paese, scorre nel frattempo come sempre, offrendo a Paulo l'occasione per provare a concentrarsi solo sugli impegni cui deve ottemperare in quanto sacerdote. Per quanto però egli provi a distrarre la mente, affiora sempre, implacabile, il senso di colpa, che si connota talvolta come impulso alla ribellione nei confronti dei precetti della Chiesa. Anche la madre, che patisce con il figlio, viene colta, nelle sue preghiere, dal dubbio: «Perché, Signore, Paulo non poteva amare una donna? Tutti possono amare, anche i servi e i mandriani, anche i ciechi e i condannati al carcere; perché il suo Paulo, la sua creatura, lui solo non poteva amare?».
Per fortuna di Paulo, lo attende una lunga giornata di lavoro. C'è da impartire l'estrema unzione ad un anziano del paese; bisogna provvedere ad una bambina che, a detta della madre, è posseduta dal demonio, praticando un esorcismo per il quale il parroco si procura – a dispetto del suo scetticismo – la fama di santità; e occorre infine parlare con la madre del sagrista (un ragazzo che ha deciso di farsi prete), per sincerarsi che entrambi abbiano ben chiaro cosa sia il sacerdozio. Quest'ultimo colloquio viene però bruscamente interrotto: giunge infatti la notizia che Agnese si è sentita male dopo una caduta e perde sangue dal naso. Paulo presto si rende conto che è suo dovere andare a trovarla, e si trova costretto ad ignorare il monito della madre, la quale teme che il figlio possa ricadere in tentazione. Egli però è deciso a non cedere e riesce, seppur con difficoltà, a tenere testa alla donna, che gli chiede di rinunciare all'abito talare per fuggire con lei lontano dal paese e sposarla. Il congedo tra i due amanti è però drammatico: Agnese, che si sente tradita, minaccia di rivelare la loro relazione il giorno seguente, durante la messa, dal pulpito della chiesa. Ella non crede che Paulo – il quale afferma di essersi sentito, improvvisamente, lontano da Dio, «sull'orlo dell'abisso» – sia sincero: «Perché – lo rimprovera, dando prova di avere capito tutto – non parlavi così ieri sera? E le altre sere? Perché la verità era allora un'altra. Adesso qualcuno ti ha scoperto, forse tua madre stessa, e tu hai paura del mondo. Non è la paura di Dio che ti spinge a lasciarmi».
Il giorno seguente Paulo è pronto per celebrare la messa. Non sa se dare credito alla minaccia di Agnese, ma decide comunque di confidarsi con la madre. In chiesa rispetta il rituale alla lettera, ma i gesti e le parole sono vuoti, privi di significato. Per la prima volta, Paulo, Maria Maddalena ed Agnese si ritrovano nella stessa stanza, concentrati esclusivamente su una realtà che essi solo conoscono. Terminata la funzione, Agnese si avvicina all'altare: ma è solo per inginocchiarsi, prima di incamminarsi verso l'uscita. Paulo, apparentemente, è salvo; la madre, invece, vinta dall'angoscia, giace priva di vita in un angolo della chiesa. «Egli intese subito ch'ella era morta della stessa pena, dello stesso terrore che egli aveva potuto superare».
 Nel commentare il romanzo, David Herbert Lawrence scrisse che «l'amore del prete per la donna è semplice passione istintiva, pura e non corrotta dal sentimentalismo. Come tale, essa è degna di rispetto». Questo, a ben vedere, è il motivo per il quale Grazia Deledda non giudica il suo personaggio, mostrando anzi una certa compassione. Paulo è una vittima: deve contrastare un sentimento che è sorto in lui spontaneamente, e che lo sovrasta, piegandone la volontà pur senza intaccare la sua fede in Dio. Vincendo, a caro prezzo, la tentazione di perseverare nell'errore, egli dà prova di grande forza d'animo, imponendosi di far prevalere l'amore, lecito e razionale, per la madre su quello, illecito e istintuale, per Agnese. Ma, è questo il duro messaggio della Deledda, non c'è scampo per chi è costretto a vivere nella colpa: il destino, inesorabile, di chi viola le leggi della propria morale non può essere che la sofferenza, l'espiazione.
Simbolicamente, Maria Maddalena rappresenta la coscienza di Paulo, una coscienza che, inevitabilmente, presenta infine il conto all'ignaro peccatore. La morte della madre è infatti l'esito di una resa, vista l'impossibilità di eludere la sorveglianza di quel giudice implacabile che ogni uomo, necessariamente, avverte dentro di sé. Non ci sono attenuanti per il sacerdote di Aar: lo sa, in primis, lo stesso Paulo; ma lo sanno anche la madre – la quale non regge il peso del dolore – e Agnese, che desiste dal suo proposito di denunciare il parroco proprio perché comprende che egli non potrebbe mai amarla in piena libertà. Nessuno, infatti, può dirsi libero rispetto ai vincoli imposti dalla propria morale. Ovvio, i limiti cambiano da persona a persona, ma per tutti esiste una soglia dell'inaccettabile superata la quale diventa pressoché impossibile convivere con se stessi, portare il peso della propria colpa.
Non importa che i compaesani riconoscano in lui un santo: Paulo resterà per sempre un peccatore. Forse, lascia intendere l'autrice, è possibile interrogarsi sulla natura e sulla provenienza di certi vincoli («Perché, Signore, Paulo non poteva amare una donna?»), ma non conta nulla il fatto che razionalmente li si possa mettere in discussione. Il punto è che quando una legge morale ha preso forma nell'animo di un uomo, questi rispetto ad essa non avrà mai scampo. Anche se Paulo non fa del male a nessuno e, in fin dei conti, asseconda un istinto naturale, verso il quale è proprio la morale a commettere un atto di violenza, non esiste alcuna possibilità che egli possa perdonarsi. E la madre, che ha ben compreso tutto questo ed è consapevole del destino di sofferenza e rimorso che attende il figlio, non può sopportare, per l'amore incommensurabile che prova per lui, una simile pena. La morte è quindi il prezzo da pagare per gli errori commessi: morte fisica, nel caso di Maria Maddalena; morte di una parte di sé (ovvero di quella spensieratezza che appartiene solo a chi non ha mai conosciuto la colpa), in quello di Paulo.

Appuntamento ogni sabato su Prima Pagina con la rubrica All'apparir del vero

Nessun commento:

Posta un commento