(articolo apparso su Prima Pagina del 12 aprile 2014)
Pubblicato nel 1919, La
madre di Grazia Deledda è un romanzo – come ha scritto Andrea Cannas nella
prefazione all'edizione del 2005 per i tipi di Ilisso – costruito come «una
rappresentazione del teatro antico, dove avvenimenti cruciali non vengono
mostrati al pubblico, il quale tuttavia ne percepisce come un rumore di fondo».
Il libro – un drammatico resoconto dell'angoscia di una madre in pena per il
figlio – incuriosì il celebre scrittore britannico David Herbert Lawrence, che
ne scrisse una significativa prefazione per l'edizione in lingua inglese
apparsa nel 1928, un anno dopo l'assegnazione del Nobel all'autrice sarda.
L'incipit del romanzo proietta
il lettore direttamente nel cuore della vicenda narrata (è un classico esempio
di apertura in medias res): «Anche quella notte, dunque, Paulo si
disponeva ad uscire». Il soggetto in questione è il figlio di Maria Maddalena
(la madre che dà il titolo al romanzo),
giovane parroco del piccolo paese di Aar. Uscendo furtivo quando tutti
ormai dormono, egli sta andando a trovare la sua amante. Maria Maddalena ne è
certa, anche se non ha prove inconfutabili. Una madre sa intuire cosa passa per
la mente del figlio, e alcuni indizi equivalgono a una confessione: da giorni,
infatti, Paulo cura con ossessione il suo aspetto esteriore, indugiando a lungo
davanti allo specchio prima di uscire, sempre a tarda ora.
Una notte Maria Maddalena decide di
seguirlo. «Fino a quel momento – scrive la Deledda – ella s'era illusa nella
speranza di vederlo scendere al paesetto per visitare qualche malato: eccolo
invece che correva come trasportato dal diavolo verso la casa antica sotto il
ciglione. E nella casa antica sotto il ciglione non c'era che una donna sana,
giovine e sola...».
Fatta l'amara scoperta, alla povera
madre non resta che riprendere la via di casa. Mentre attende che Paulo
rientri, è attanagliata da mille pensieri. Dovrà prevenire uno scandalo, trarre
in salvo il figlio – che pure era sempre stato un uomo di fede – e impedire che
ceda nuovamente alle tentazioni del demonio. Sola, entro i muri di una stanza
divenuta soffocante, ripercorre col pensiero le tappe significative della sua
vita, scavando nel passato alla disperata ricerca di una spiegazione per la
debolezza del figlio. E, quando questi finalmente fa ritorno, trova dentro di
sé la forza per affrontarlo. Paulo dapprima nega, afferma di essere andato a
trovare una malata; ma poi, messo alle strette, capitola: «Madre, vi giuro che
non tornerò più in quella casa».
L'indomani il giovane sacerdote
appare determinato: la notte sembra averlo reso consapevole delle possibili
devastanti conseguenze del suo peccato. Affida pertanto alla madre una lettera
da consegnare all'amante (il cui nome è Agnese), nella quale afferma di dover
troncare una relazione incompatibile con i suoi doveri di parroco. La vita, nel
paese, scorre nel frattempo come sempre, offrendo a Paulo l'occasione per
provare a concentrarsi solo sugli impegni cui deve ottemperare in quanto
sacerdote. Per quanto però egli provi a distrarre la mente, affiora sempre,
implacabile, il senso di colpa, che si connota talvolta come impulso alla
ribellione nei confronti dei precetti della Chiesa. Anche la madre, che patisce
con il figlio, viene colta, nelle sue preghiere, dal dubbio: «Perché, Signore,
Paulo non poteva amare una donna? Tutti possono amare, anche i servi e i mandriani,
anche i ciechi e i condannati al carcere; perché il suo Paulo, la sua creatura,
lui solo non poteva amare?».
Per fortuna di Paulo, lo attende una
lunga giornata di lavoro. C'è da impartire l'estrema unzione ad un anziano del
paese; bisogna provvedere ad una bambina che, a detta della madre, è posseduta
dal demonio, praticando un esorcismo per il quale il parroco si procura – a
dispetto del suo scetticismo – la fama di santità; e occorre infine parlare con
la madre del sagrista (un ragazzo che ha deciso di farsi prete), per sincerarsi
che entrambi abbiano ben chiaro cosa sia il sacerdozio. Quest'ultimo colloquio
viene però bruscamente interrotto: giunge infatti la notizia che Agnese si è
sentita male dopo una caduta e perde sangue dal naso. Paulo presto si rende
conto che è suo dovere andare a trovarla, e si trova costretto ad ignorare il
monito della madre, la quale teme che il figlio possa ricadere in tentazione.
Egli però è deciso a non cedere e riesce, seppur con difficoltà, a tenere testa
alla donna, che gli chiede di rinunciare all'abito talare per fuggire con lei lontano
dal paese e sposarla. Il congedo tra i due amanti è però drammatico: Agnese,
che si sente tradita, minaccia di rivelare la loro relazione il giorno
seguente, durante la messa, dal pulpito della chiesa. Ella non crede che Paulo
– il quale afferma di essersi sentito, improvvisamente, lontano da Dio,
«sull'orlo dell'abisso» – sia sincero: «Perché – lo rimprovera, dando prova di
avere capito tutto – non parlavi così ieri sera? E le altre sere? Perché la
verità era allora un'altra. Adesso qualcuno ti ha scoperto, forse tua madre
stessa, e tu hai paura del mondo. Non è la paura di Dio che ti spinge a
lasciarmi».
Il giorno seguente Paulo è pronto per
celebrare la messa. Non sa se dare credito alla minaccia di Agnese, ma decide
comunque di confidarsi con la madre. In chiesa rispetta il rituale alla
lettera, ma i gesti e le parole sono vuoti, privi di significato. Per la prima
volta, Paulo, Maria Maddalena ed Agnese si ritrovano nella stessa stanza,
concentrati esclusivamente su una realtà che essi solo conoscono. Terminata la
funzione, Agnese si avvicina all'altare: ma è solo per inginocchiarsi, prima di
incamminarsi verso l'uscita. Paulo, apparentemente, è salvo; la madre, invece,
vinta dall'angoscia, giace priva di vita in un angolo della chiesa. «Egli
intese subito ch'ella era morta della stessa pena, dello stesso terrore che
egli aveva potuto superare».
Nel commentare il romanzo, David
Herbert Lawrence scrisse che «l'amore del prete per la donna è semplice
passione istintiva, pura e non corrotta dal sentimentalismo. Come tale, essa è
degna di rispetto». Questo, a ben vedere, è il motivo per il quale Grazia
Deledda non giudica il suo personaggio, mostrando anzi una certa compassione.
Paulo è una vittima: deve contrastare un sentimento che è sorto in lui spontaneamente,
e che lo sovrasta, piegandone la volontà pur senza intaccare la sua fede in
Dio. Vincendo, a caro prezzo, la tentazione di perseverare nell'errore, egli dà
prova di grande forza d'animo, imponendosi di far prevalere l'amore, lecito e
razionale, per la madre su quello, illecito e istintuale, per Agnese. Ma, è
questo il duro messaggio della Deledda, non c'è scampo per chi è costretto a
vivere nella colpa: il destino, inesorabile, di chi viola le leggi della
propria morale non può essere che la sofferenza, l'espiazione.
Simbolicamente, Maria Maddalena rappresenta la coscienza
di Paulo, una coscienza che, inevitabilmente, presenta infine il conto
all'ignaro peccatore. La morte della madre è
infatti l'esito di una resa, vista l'impossibilità di eludere la
sorveglianza di quel giudice implacabile che ogni uomo, necessariamente,
avverte dentro di sé. Non ci sono attenuanti per il sacerdote di Aar: lo sa, in primis, lo stesso Paulo; ma lo sanno
anche la madre – la quale non regge il peso del dolore – e Agnese, che desiste
dal suo proposito di denunciare il parroco proprio perché comprende che egli
non potrebbe mai amarla in piena libertà. Nessuno, infatti, può dirsi libero
rispetto ai vincoli imposti dalla propria morale. Ovvio, i limiti cambiano da
persona a persona, ma per tutti esiste una soglia dell'inaccettabile superata
la quale diventa pressoché impossibile convivere con se stessi, portare il peso
della propria colpa.
Non importa che i compaesani riconoscano in lui un santo:
Paulo resterà per sempre un peccatore. Forse, lascia intendere l'autrice, è
possibile interrogarsi sulla natura e sulla provenienza di certi vincoli («Perché,
Signore, Paulo non poteva amare una donna?»), ma non conta nulla il
fatto che razionalmente li si possa mettere in discussione. Il punto è che quando
una legge morale ha preso forma nell'animo di un uomo, questi rispetto ad essa
non avrà mai scampo. Anche se Paulo non fa del male a nessuno e, in fin dei
conti, asseconda un istinto naturale, verso il quale è proprio la morale a
commettere un atto di violenza, non esiste alcuna possibilità che egli possa
perdonarsi. E la madre, che ha ben compreso tutto questo ed è consapevole del
destino di sofferenza e rimorso che attende il figlio, non può sopportare, per
l'amore incommensurabile che prova per lui, una simile pena. La morte è quindi
il prezzo da pagare per gli errori commessi: morte fisica, nel caso di Maria
Maddalena; morte di una parte di sé (ovvero di quella spensieratezza che
appartiene solo a chi non ha mai conosciuto la colpa), in quello di Paulo.
Appuntamento ogni sabato su Prima Pagina con la rubrica All'apparir del vero
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