(articolo apparso su Prima Pagina del 2 novembre 2013)
Se
tutte le specie devono sopportare continuamente avversità e patimenti, gli
esseri umani «hanno il privilegio di doversi sobbarcare un peso aggiuntivo, una
dose extra di tribolazioni quotidiane, causate da un gruppo di persone che
appartengono allo stesso genere umano». Questo gruppo è quello formato dalle
persone stupide.
Così
scrive Carlo Cipolla nell'introduzione al suo saggio sulla stupidità umana. Si
tratta di un volumetto esilarante, scritto originariamente in lingua inglese
nel 1976 e, successivamente, per via del suo incredibile e imprevisto successo,
pubblicato in italiano per i tipi de Il Mulino. Per Cipolla – illustre studioso dell'età moderna e dell'economia preindustriale scomparso nel 2000 all'età di 78 anni – la stupidità ha le sue leggi fondamentali. La prima, da cui è necessario partire, asserisce che «sempre ed inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione». Capita spesso, infatti, di giudicare intelligente una persona che poi si rivela, di colpo, essenzialmente stupida; così come a tutti accade di dover fare i conti, inaspettatamente, con persone stupide che sembrano cadute dal cielo al solo scopo di arrecare danni. Ne consegue che, pur nell'impossibilità di indicare valori numerici precisi, in ogni gruppo di persone esiste una quota costante di persone stupide, matematicamente esprimibile con il simbolo σ (sigma).
È sbagliato, infatti, ritenere che gli uomini nascano tutti uguali e che solo in seguito alcuni di essi, condizionati dall'educazione o dall'ambiente sociale, diventino stupidi. Al contrario, la stupidità è un fattore genetico. «Uno è stupido – afferma Cipolla – allo stesso modo in cui un altro ha i capelli rossi». E siccome la percentuale di stupidi in un gruppo di persone è identica per tutte le categorie e i gruppi umani, ecco la seconda legge fondamentale: «La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della stessa persona».
Anche se difficile da accettare, la seconda legge non ammette eccezioni. Che si prenda in esame un gruppo di bidelli, di studenti, di insegnanti o addirittura di premi Nobel, in ognuno di essi esiste la medesima frazione σ di stupidi.
Occorre a questo punto specificare cosa si intenda per stupidità umana, partendo dal presupposto che l'uomo, anche il più solitario, è un animale sociale e, volente o nolente, interagisce con gli altri. Cipolla chiarisce questo concetto con una precisazione: «Da qualsiasi azione, o non azione, ognuno di noi trae un guadagno od una perdita, ed allo stesso tempo determina un guadagno od una perdita a qualcun altro». Il tutto è semplificato dal grafico qui riportato. L'asse delle X mostra il guadagno che un individuo (un generico Tizio) ottiene da una sua azione; quella delle Y il guadagno procurato a un'altra o più persone dall'azione di Tizio. Ovviamente, il guadagno negativo equivale a una perdita. Volendo chiarire il senso del grafico con un esempio, se Tizio, compiendo un'azione, procura un guadagno contemporaneamente a se stesso e a Caio, l'azione verrà registrata nell'area I; se invece Caio risulta penalizzato da un'azione dalla quale Tizio, compiendola, ha tratto vantaggio, allora l'azione andrà collocata nell'area B, e via dicendo.
Grafico alla mano, è più facile comprendere che gli esseri umani rientrano in quattro categorie fondamentali: gli sprovveduti (le cui azioni ricadono nell'area H), gli intelligenti (le cui azioni ricadono nell'area I), i banditi (le cui azioni ricadono nell'area B) e gli stupidi (le cui azioni ricadono nell'area S). Se quindi un Tizio compie un'azione ricavandone una perdita per se stesso ma un vantaggio per Caio, allora Tizio è uno sprovveduto. Se invece sia Tizio che Caio ricevono un danno dall'azione di Tizio, allora Tizio è uno stupido. Di qui la terza legge fondamentale: «Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un'altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé od addirittura subendo una perdita».
Osservando le persone, è facile constatare che esse spesso non agiscono coerentemente. Un individuo intelligente può comportarsi da sprovveduto o da stupido; tuttavia, essendo intelligente, la media ponderata dei suoi comportamenti ricadrà nell'area I del grafico. Ciò che stupisce, invece, è la straordinaria coerenza degli stupidi: quasi mai, infatti, una persona stupida compie un'azione intelligente. Quanto all'area B, è possibile tracciare nel grafico la linea OM del perfetto bandito: immaginando di collocare nello spazio delimitato dagli assi cartesiani gli individui e non le loro azioni, su OM risiedono i banditi che ricavano un guadagno equivalente al danno che hanno arrecato. Un ladro accorto, per esempio, è in grado di rubare una somma senza causare ulteriori perdite: egli guadagna tanto quanto perde la persona defraudata. Tuttavia, statisticamente, ciò accade di rado. È molto più probabile, infatti, che il bandito arrechi più danni di quanto guadagna (esempio: un Tizio ruba un'autoradio da una macchina e arreca un danno maggiore del valore della radio, dal momento che per compiere la sua azione ha dovuto rompere il finestrino). Questo bandito agisce quindi avvicinandosi al limite della stupidità, e va collocato nella porzione dell'area B a sinistra rispetto a OM, ossia nella zona BS. I banditi, invece, che guadagnano di più di quanto sottraggono si avvicinano al limite dell'intelligenza e vanno collocati in BI: ma sono piuttosto rari.
Tornando alla stupidità, bisogna considerare che il principale fattore che determina il grado di pericolosità di una persona stupida è rappresentato dal potere che essa detiene nella società. Più uno stupido ha influenza e può prendere decisioni vincolanti per gli altri, più è pericoloso. Un tempo erano gli istituti sociali della classe e della casta a consentire l'afflusso di stupidi nelle posizioni di potere; oggi abbiamo i partiti, la burocrazia e la democrazia, ma il risultato non è cambiato. La conclusione di Cipolla su questo punto è esilarante e merita di essere citata per intero: «Va ricordato che, in base alla Seconda Legge, la frazione σ di persone che votano sono stupide e le elezioni offrono loro una magnifica occasione per danneggiare tutti gli altri, senza ottenere alcun guadagno dalla loro azione. Esse realizzano questo obiettivo, contribuendo al mantenimento del livello σ di stupidi tra le persone al potere».
Gli stupidi sono pericolosi in quanto imprevedibili. Un bandito segue una logica: vuole arricchirsi a spese altrui. Per quanto sia disonesto, agisce comunque razionalmente. Lo stupido, invece, agisce senza logica, e per questo è ancora più pericoloso del bandito. Tanto più che mentre la persona intelligente sa di essere intelligente, lo stupido non sa di essere stupido. Di fronte all'attacco irrazionale di uno stupido, la ragione si fa sempre trovare impreparata. E guai a pensare di poter sfruttare la stupidità altrui per raggiungere un qualsiasi scopo! La quarta legge fondamentale è al riguardo categorica: «Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare i non stupidi dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, ed in qualunque circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore».
Dalla quarta alla quinta legge il passo è breve. La quinta legge afferma infatti che «la persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista», con la conseguenza – che fa da corollario alla legge – che «lo stupido è più pericoloso del bandito». Il che risulta comprensibile osservando il grafico. Un bandito dell'area BS arreca più danni di uno dell'area BI; allo stesso modo, come si intuisce dopo aver prolungato OM nell'area H fino al punto P, uno sprovveduto dell'area HI è meno pericoloso per se stesso (cioè si autoinfligge minori perdite) di uno sprovveduto incline alla stupidità, da collocare in HS.
Il grafico mostra infine un ultimo interessante dato. Tutte le azioni posizionate alla destra di POM incrementano la ricchezza di una società; quelle a sinistra, al contrario, la impoveriscono. In termini assoluti, infatti, anche uno sprovveduto che perda meno di quanto faccia guadagnare ad altri ha comunque arricchito la società; stessa cosa può dirsi di un bandito che sottragga meno di quanto guadagni. Ora, siccome la percentuale σ di stupidi è uguale per tutte le società, la differenza tra una società in declino ed una in ascesa risiederà nella capacità di porre un freno all'attività degli stupidi e di impedire che si affollino le aree dei non stupidi inclini alla stupidità (HS e BS) a scapito di quelle dei non stupidi vicini all'intelligenza. Per contenere la stupidità occorre però evitare di illudersi di poterla comprendere a fondo. Ed è bene tenere a mente quanto segue: «Col sorriso sulle labbra, come se compisse la cosa più naturale del mondo lo stupido comparirà improvvisamente a scatafasciare i tuoi piani, distruggere la tua pace, complicarti la vita ed il lavoro, farti perdere denaro, tempo, buonumore, appetito, produttività – e tutto questo senza malizia, senza rimorso, e senza ragione. Stupidamente».
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