(articolo apparso su Prima Pagina dell'11 ottobre 2014)
Alt! Fermi tutti. Che il Paese smetta di fare qualunque
cosa stesse facendo e si prenda un minuto per riflettere. Hanno dato un rigore
inesistente alla Juve! Così non si può proprio andare avanti, per il bene dell’Italia,
dell’Europa e del mondo!
Sembra una barzelletta, ma è la verità. Siamo arrivati a
un punto di non ritorno: tutti i giornali, sportivi e non, parlano da giorni di
moviole e di presunti complotti, tanto che persino il Parlamento si è
scomodato. Cito da «Libero» di martedì 7 ottobre (articolo firmato da Tommaso
Montesano): «Interrogazioni parlamentari, esposti alla Consob, richieste di
intervento all’Unione europea, a Palazzo Chigi, all’Uefa e al sindaco della
Capitale, Ignazio Marino. Juventus-Roma finisce tra i banchi della politica.
Con schieramenti trasversali: romanisti di Pd e Fratelli d’Italia contro gli
juventini degli stessi partiti».
Riepiloghiamo brevemente i fatti. Domenica scorsa, l’arbitro
Rocchi designato per la supersfida Juventus-Roma ne ha combinate un po’ di
tutti i colori. E i capitolini, alla fine usciti sconfitti da Torino per 3-2,
hanno subito gridato allo scandalo, evocando – in maniera esplicita – combine e
ladrocini. In realtà, la moviola della “Bibbia in rosa” (la milanesissima
«Gazzetta dello Sport», di certo non un foglio che si tira indietro quando si
tratta di puntare il dito contro la società bianconera) ridimensiona – e non
poco – gli errori del direttore di gara. D’accordo: il primo rigore assegnato alla
Juventus è inventato (al massimo si poteva «dare punizione dal limite»). Poi
però, giusto il tempo di fare arrivare la palla nell’area juventina, Rocchi
fischia un rigore altrettanto discutibile: per la «Gazzetta» si tratta di «un
rigore molto dubbio», giacché in contemporanea alla trattenuta di Lichtsteiner
«c’è pure quella del capitano giallorosso». In parole povere, detto con il
linguaggio genuino da bar, Rocchi si è reso conto di avere fischiato un primo
rigore generoso e ha subito applicato la regola non scritta della
compensazione: un torto per uno, a distanza di pochi minuti, e tutti (s)contenti.
Ma andiamo oltre. Allo scadere del primo tempo, sul
parziale di 2-1 per la Roma, il direttore di gara assegna un secondo rigore
alla Juve. Qui il fallo di Pjanic su Pogba è «evidente»: resta solo da capire
se è dentro o fuori area. Cito nuovamente la «Gazzetta»: «Siamo ai millimetri,
ma sembra che il tocco arrivi pizzicando la linea dell’area. Quindi rigore,
anche se persino la tecnologia qui non dà certezze». Una decisione al limite,
perciò, quella di Rocchi, ma non certo un’invenzione dal nulla come vorrebbero
i sostenitori giallorossi.
Resta infine il contestato gol finale di Bonucci, che
assegna i tre punti alla Juventus. Tiro dal limite dell’area e posizione
sospetta di Vidal che si trova tra il portiere e l’ultimo difensore romanista.
Fuorigioco? Per Totti e compagni non ci sono dubbi, ma ancora una volta la
«Gazzetta» li smentisce: «A stretta interpretazione il gol di Bonucci può
diventare regolare perché non conta più il cono di visione di Skorupski [il
portiere] […], ma è stato introdotto [dalle nuove regole] un concetto molto
rigido: il giocatore deve ostruire la linea di visione». Risultato: l’estremo
difensore giallorosso ha la linea di visione non ostruita da Vidal, e la rete è
convalidabile.
Urge a questo punto una spiegazione, anche perché è
comprensibile che il lettore si chieda – legittimamente infastidito – per quale
motivo si siano sprecate così tante parole per una banale moviola da Processo
del lunedì. La ragione è ovvia: se una partita di calcio diviene oggetto di dibattito
tra parlamentari, un minimo di chiarezza sugli episodi contestati andava fatta.
E il bello è che, a dispetto del clamore mediatico suscitato dalle sue
decisioni, l’arbitro Rocchi – regolamento alla mano – sembra uscire dalla sfida
di Torino con molte meno responsabilità di quelle che i media gli
attribuiscono.
Ma passiamo oltre, anche perché delle moviole non se ne
può proprio più. E concentriamoci sulle reazioni – sconcertanti – provenienti
dal mondo della politica. Cito le parole del deputato PD Marco Miccoli, tratte
dall’edizione online de «Il Fatto Quotidiano»: «Ricordo che Roma e Juventus
sono società quotate in borsa, e quindi gli incredibili errori arbitrali (oltre
a falsare il campionato e minare la credibilità del Paese) incidono anche sugli
andamenti delle quotazioni borsistiche. Per questo, con i miei atti
parlamentari ispettivi, sollecito il Ministro Padoan e la Consob a chiarire se
ci possono essere stati atti che ledono le normative vigenti, svantaggiando e
penalizzando gli incolpevoli azionisti». Ma Miccoli non si è fermato qui. Non
pago di cotanto delirio, il deputato ha successivamente rincarato la dose: «Più
che dell’articolo 18, sono sicuro che gli imprenditori stranieri siano messi in
fuga soprattutto da questa arbitrarietà e mancanza di certezza nell’applicazione
delle regole». Capito? La pressione fiscale alle stelle, l’esorbitante costo
del lavoro, le infrastrutture scadenti non sono nulla in confronto al danno d’immagine
arrecato all’Italia dall’arbitro Rocchi. Cari juventini, ammettetelo: se i
capitali stranieri ci scansano come si faceva un tempo con gli appestati, la
colpa è in parte anche vostra!
Con tutta evidenza, si tratta di parole che si commentano
da sé. A parte l’inquietante retroscena di una classe dirigente nazionale che
non ha nulla di meglio da fare che occuparsi di rigori e gol in fuorigioco,
sarebbe il caso di tranquillizzare il deputato democratico: non è certo il
pallone il responsabile dello scarso prestigio internazionale del nostro Paese.
Casomai, a causa di certe dichiarazioni strampalate, sono proprio i
parlamentari come lui uno dei motivi per i quali l’Italia (come complesso di
istituzioni) sta alla credibilità come il sale sta nel caffè.
Ma Miccoli non è stato certo il solo ad aver sprecato una
ghiotta occasione per tacere. A fargli eco, infatti, è prontamente intervenuto
il collega Fabio Rampelli, capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia. Cito
sempre da «Il Fatto Quotidiano»: «Stamane presento un’interrogazione parlamentare
su Juventus-Roma e sul comportamento dell’arbitro Rocchi che avrebbe potuto e
potrebbe far scaturire incidenti dalle conseguenze incalcolabili. A tutto c’è
un limite. Gli italiani pagano fior di quattrini per il campionato di calcio e
il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Delrio, che detiene la delega
allo sport, ha il dovere di spiegarci come intenda garantire risultati ottenuti
per esclusivi meriti sportivi».
Che dire? Anche qui stendiamo un velo pietoso, rimarcando
come simili gravi accuse richiederebbero quantomeno una base documentaria
affidabile, che certo non può essere la semplice sensazione di un tifoso
frustrato per la sconfitta della propria squadra del cuore. Quanto poi alla banalità
populistica delle affermazioni di Rampelli, viene spontaneo rispondere al deputato
che gli italiani pagano fior di quattrini anche per versare nelle sue tasche un
lauto stipendio mensile, e di sicuro lo fanno (controvoglia) non perché egli
perda tempo con le moviole.
Dulcis in fundo
– siamo alle comiche –, ha voluto esternare il suo illuminante pensiero anche il
deputato leghista al Parlamento Europeo Gianluca Buonanno: «Dopo lo scandaloso
arbitraggio – si legge sempre sul “Fatto Quotidiano” – urge un rapido e urgente
ripensamento delle designazioni arbitrali per le partite di cartello con
squadre quotate in borsa. Certe “strane” decisioni non incidono solo sul
risultato della partita, ma anche sul portafoglio dei risparmiatori e degli
scommettitori. Pertanto chiedo alla Commissione europea [...] di attivarsi per
garantire l’imparzialità degli arbitraggi nei campionati nazionali attraverso
la strutturazione di un meccanismo di nomina di arbitri internazionali di
riconosciuta fama, onestà e integrità morale».
In pratica, parafrasando, Rocchi non è né onesto né
integro moralmente. È semplicemente un incapace in malafede designato
appositamente per far vincere la Juventus. Buonanno evidentemente sa cose che
altri ignorano, e si erge a supremo giudice. Inutile replicare che anche gli
arbitri più quotati possono sbagliare clamorosamente (si potrebbe ricordare,
per esempio, che Pierluigi Collina – uno dei migliori fischietti italiani di
sempre – nel 2000 prese la contestatissima decisione di far giocare in un campo
reso impraticabile da un tremendo acquazzone un Perugia-Juventus che costò lo
scudetto ai bianconeri): pur di infangare la Juventus (con conseguente,
inevitabile, plauso dei media), il deputato leghista è persino disposto a
rinunciare al grido di battaglia di «Roma ladrona». Cosa aspetta dunque la
Commissione europea (ma ci rendiamo conto? Questo tira in ballo persino la
Commissione europea!) a prendere provvedimenti? Possibile che trascuri una
vicenda così grave?
In definitiva, mancano davvero le parole per commentare
le allucinanti (e allucinate) dichiarazioni sopra riportate. Francesco Boccia,
presidente della Commissione Bilancio alla Camera, ha replicato nell’unico modo
possibile: «Miccoli, Rampelli e altri colleghi – cito questa volta nuovamente
il pezzo di Montesano –, evidentemente relativamente impegnati nell’attività
legislativa [...], non trovano di meglio da fare, in giornate complesse e
difficili per il Paese, di occuparsi ossessivamente delle cronache sportive e
delle partite di calcio, scomodando addirittura la Consob». E come dare torto
al deputato PD? Possibile che quando la Juve vince con episodi da moviola
debbano intervenire i parlamentari?
Rassegniamoci: l’Italia è fatta così. Chi vince, chi ha
successo, chi eccelle nel proprio lavoro diventa spesso l’alibi di chi perde ed
è abituato ai fallimenti. La Juventus rappresenta l’eccellenza del calcio
italiano, e per questo è odiata, vilipesa, derisa da chiunque non tifi
bianconero. La partita dell’altra sera ci dice che milioni di italiani non sopportano
che si possa sbagliare in favore di Buffon e compagni. È bene che in futuro gli
arbitri lo sappiano: nel caso prendano anche solo in considerazione l’idea di
fischiare un rigore alla Juve, sono pregati di consultare prima il Ministro!
Appuntamento ogni sabato su Prima Pagina con la rubrica All'apparir del vero
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